12/10/2015 Editoriale

DALLA PARTE DELLE BAMBINE

È strano come talvolta ci sia come un collo di bottiglia o una “resa dei conti”, qualcosa di non rimandabile, che emerge con una sua evidenza senza appello. Terre des hommes  pochi giorni fa ha presentato l’annuale dossier della campagna Indifesa, contro ogni forma di violenza nei confronti delle bambine. Un lavoro imponente, che fotografa l’attuale condizione delle future donne nel mondo, vittime di conflitti, abusi, violenze, vendute come schiave, costrette a prostituirsi, private di ogni forma di istruzione, spose bambine…E l’11 ottobre, domenica, è stata la Giornata mondiale delle bambine. Allora perché non affondare il coltello nella ferita collettiva e dirci che se sono le bambine e poi le donne ad essere vessate e violentate non è per nulla  casuale? Ancora una volta arriva come un pugno in faccia la parola «discriminazione», perché dietro le bambine e le donne usate come strumento di guerra e sopraffazione (leggi gli stupri contro la “razza” diversa)  c’è l’idea che quella persona non valga quanto me. È una donna, dunque meno di un uomo.

Sappiamo tutti, purtroppo, che dietro la volontà di tenere a casa chi nasce donna, c’è l’idea di “usare” quella persona, un po’ colf e un po’ oggetto di piacere e riproduzione. Ancora una volta, discriminazione di genere. Negazione dei diritti di ogni essere vivente. 

Siamo sinceri: non istruire le bambine/le donne vuol dire rendere più facile il segregarle in casa, farle diventare trasparenti, senza pensiero né possibilità di dire la propria. Malala insegna. È dimostrato (e il dossier Indifesa lo ribadisce) lo stretto legame che c’è fra istruzione e prevenzione della violenza. Sappiamo come siano pericolosamente in aumento i reati contro i minorenni soprattutto nella sfera sessuale dove le vittime femmine sono quasi l’85 per cento dei casi. 

Ci si indigna con facilità quando vengono toccati gli stereotipi di genere: pensiamo al sindaco di Venezia che mette al bando 49 libri dalle scuole elementari perché a suo avviso diffondono la teoria gender. Invece, si dovrebbe lavorare sempre più a cancellare gli stereotipi maschio/femmina.

La Giornata mondiale delle bambine offre a me una nuova occasione per chiedere a scuole, trasmissioni, mezzi di informazione, genitori, Parlamento, a tutti e a tutte, di impegnarsi a indebolire la cultura delle differenze, fino a piegarla. Occorre creare percorsi di formazione nelle scuole e altrove per rafforzare l’idea che siamo tutti uguali proprio perché siamo unici e diversi.

Vincenzo Spadafora

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