Disforia di genere, Terragni: “Ddl importante passo avanti per la salute dei minorenni”
In linea con il resto del mondo, dai farmaci a un approccio olistico. Soprattutto per le bambine impaurite dalla pubertà, otto casi su 10

“Il Disegno di legge sul trattamento della disforia di genere nei minori la cui bozza, a firma dei ministri Eugenia Roccella e Orazio Schillaci, è stata approvata ieri dal Consiglio dei Ministri, costituisce un importante e necessario passo avanti nella tutela della salute fisica e psicologica di bambini e adolescenti”. Così Marina Terragni, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza
“I principi affermati dal Ddl, che regola l’utilizzo dei bloccanti della pubertà e degli ormoni cross-sex nelle persone di minore età – obbligo di una diagnosi multidisciplinare, documentazione di eventuali percorsi psicoterapeutici, accesso ai farmaci solo previa autorizzazione del Comitato etico pediatrico nazionale, registro aggiornato dei dati a cura dell’Agenzia italiana del farmaco, Aifa – sono gli stessi che nella stragrande maggioranza delle nazioni, dal Brasile ai Paesi Bassi, dal Regno Unito a molti stati americani, stanno orientando il passaggio dalla cosiddetta ‘terapia affermativa’ farmacologica e chirurgica a un approccio olistico e ispirato alla cautela e alla salvaguardia della salute”, aggiunge Terragni.
Recentemente perfino le Nazioni Unite, in un rapporto curato da Reem Alsalem, Special Rapporteur contro la violenza su donne e ragazze, hanno classificato tra le violenze di genere “la transizione sociale e medica dei bambini” con le sue “conseguenze a lungo termine e dannose”, rilevando che “le probabilità di essere diagnosticati con disforia di genere sono tre volte maggiori per bambini e adolescenti con una diagnosi di disturbo nello spettro autistico, con le ragazze particolarmente colpite”. In forza di ciò Alsalem chiede “il divieto di transizione legale e sociale dei bambini”.
“Oggi in 8 casi su 10”, continua la Garante, “la disforia insorge in bambine prepuberi ha un esordio rapido (si parla infatti di ROGD, Rapid Onset Gender Dysphoria), è oggetto di un vero e proprio contagio sociale riconosciuto anche da WPATH, la più grande associazione per la salute transgender e si accompagna molto spesso a omofobia interiorizzata. Infatti, almeno il 70 per cento delle bambine e ragazze trattate per disforia alla Tavistock clinic di Londra – successivamente chiusa – erano attratte da persone del proprio sesso: in questo senso la terapia affermativa sui minori può essere definita una pratica omofobica. D’altro canto, la quasi totalità di questi casi di disforia si risolve spontaneamente al termine della pubertà: qualcuno infatti propone di cambiarne la definizione in Angoscia da sessuazione pubertaria”.
Esprimendo l’auspicio che il disegno di legge compia rapidamente e positivamente il suo iter, Terragni osserva in conclusione che anche la cosiddetta “transizione sociale” è meritevole di attenzione: “Capita con notevole frequenza che all’insaputa delle famiglie nelle scuole si adottino nome e pronomi riferiti al ‘genere di elezione’ indicato dalla ragazza o dal ragazzo. In questi casi i genitori vanno invece immediatamente e obbligatoriamente informati”.