15/07/2015 Notizie

La povertà in Italia, diffusi i dati ISTAT

Dai dati diffusi oggi dall’Istat e relativi al 2014 sappiamo che finalmente, dopo gli ultimi anni di peggioramento, la povertà in Italia conosce una battuta di arresto. Sia per coloro che si trovano in condizione di povertà assoluta che per quelli in povertà relativa, si riscontra una situazione di sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente. Nel 2014 sono 1 milione e 470 mila le famiglie in condizione di povertà assoluta (pari al 5,7% di quelle residenti, rappresentavano il 6,3% nel 2013) e sono 2 milioni e 654 mila le famiglie in condizione di povertà relativa (il 10,3% di quelle residenti, erano il 10,4% nel 2013).

A una lettura più attenta e approfondita, però, risulta sempre critica la situazione di famiglie che vivono in particolari condizioni e, a questo proposito, meritano un’attenzione particolare i dati che si riferiscono alle famiglie numerose e con figli minorenni. Infatti, senza voler ridimensionare i segnali di miglioramento che comunque emergono, non si possono non sottolineare alcuni elementi che nello stesso Report dell’Istat vengono evidenziati ancora come critici, se non in controtendenza rispetto a quelli generali. Livelli elevati di povertà assoluta si osservano per le famiglie con cinque o più componenti (16,4%), soprattutto se coppie con tre o più figli (16%) e famiglie di altra tipologia, con membri aggregati (11,5%). L'incidenza sale al 18,6% se in famiglia ci sono almeno tre figli minorenni e scende nelle famiglie di e con anziani (4% tra le famiglie con almeno due anziani).

Infine, sono ancora 1 milione e 986 mila i minorenni in condizione di povertà relativa (pari al 19%  quando erano il 17,5% nel 2013), resta stabile invece l’incidenza della povertà assoluta in questa fascia di età. Inoltre, resta allarmante la povertà in Calabria, Basilicata e Sicilia. In questi regioni del Mezzogiorno oltre una famiglia su quattro vive in condizioni di indigenza. In Calabria l'incidenza della povertà relativa è al 26,9%, in Basilicata al 25,5% e in Sicilia al 25,2%: la situazione quindi non cambia rispetto al 2013 e resta così la più preoccupante del Paese.

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