08/05/2015 Editoriale

Di mamma non ce n’è una sola

Nessuno insegna ai genitori ad essere genitori. Nessuno stabilisce i requisiti della “mamma perfetta”, definizione che è più un’invenzione giornalistica o da opinionista televisivo di trasmissioni ad effetto.

Così, alla vigilia della festa della mamma, vengono in mente pensieri, anche questi senza una definizione rigida: conta quello che si passa ai nostri figli, come li si fa crescere pensando a loro come persone e non come semplici prolungamenti di noi stessi, o come occasioni di rivalsa. All’esempio che diamo loro, ai diritti rispettati.

Nessuno è mamma per Dna, non c’è donna che nasca imparata, che sappia già fin da subito cosa fare e cosa no col proprio figlio. L’importante è dare, dare il massimo possibile e se non si hanno risorse (emotive e materiali), da qualche parte bisogna trovare la forza per chiedere agli altri. Non uso la parola “aiuto” perché sa troppo di carità, ma piuttosto complicità, sostegno, ascolto, confronto, vicinanza e accettazione.

Chi siamo noi per giudicare e dare i voti ad una mamma? Ne conosciamo il vissuto, la storia personale, le vulnerabilità? Una mamma si sperimenta ogni giorno e solo se è inserita in un tessuto sociale e famigliare strutturato riesce con più “facilità” nell’indefinito mestiere di genitore. Dunque ecco che entrano in scena, lo Stato, la scuola, i servizi sociali, il vicinato, le strutture di educazione e sostegno (dagli asili nido ai centri ricreativi), la televisione e i social come strumenti di divulgazione, formazione, cultura e passaggio dei valori.

Se una mamma è sola, debole vuol dire che qualcosa non ha funzionato in lei o nel contesto, e allora si può fare solo una cosa: non giudicare ma invece ascoltarla. E dopo, cercare le soluzioni per garantire al bambino una crescita sana sotto tutti i punti di vista sostenendo anche la mamma in tutti i modi possibili.

Quante mamme “diverse” dall’immagine da Mulino bianco o da pasta Barilla, ci sono oggi: mamme single con difficoltà economiche, mamme in carcere, mamme di mariti reclusi (e dunque sole con i bambini), mamme lesbiche, mamme cadute in percorsi di dipendenza, mamme di famiglie allargate,  mamme che arrivano da noi sbarcando sulle nostre coste, magari con una bambina partorita sul barcone dei disperati come è successo qualche giorno fa, mamme, mamme… sempre e comunque mamme. Nel tour appena concluso ne abbiamo incontrate parecchie, anche mamme figlie della violenza subita  e mamme orgogliose di crescere le loro bambine da sole insegnando loro ad essere autonome, a chiedere rispetto agli uomini, a combattere contro stereotipi e retaggi culturali. 

Oggi, pensando a domenica festa della mamma, diciamo solo: auguri a tutte loro. Festeggiamo le molte mamme, diversamente mamme.

Perché di mamma non ce n’è una sola.

Vincenzo Spadafora

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