20/07/2017 Editoriale

La salute di tutti, la responsabilità di ciascuno: diffondere la cultura vaccinale

Il bilanciamento tra diritti fondamentali è un esercizio estremamente complesso, che implica difficili valutazioni di interesse pubblico e privato. Se è vero, infatti, che non esiste gerarchia tra diritti fondamentali, è egualmente vero che alcuni diritti richiedono un’attenzione maggiore, da contemperarsi nel contesto della più ampia tutela di tutti i diritti della persona.

Le norme adottate dal legislatore e le decisioni dell’autorità giurisdizionale sono sempre il risultato di questo articolato processo di bilanciamento.

Risponde a tale esigenza “riequilibratoria” anche il dibattito in materia di prevenzione vaccinale, espressione del bilanciamento tra diritto alla salute – nella sua dimensione individuale e collettiva –, diritto alle cure ed al benessere, diritto alla vita e diritto all’educazione delle persone di minore età. Sono questi diritti fondamentali contenuti nella Convenzione ONU sui diritti del fanciullo.  

L’immunizzazione è un obiettivo - e insieme una sfida - che l’Europa ha colto e sta perseguendo attraverso plurime azioni, quali il piano d’azione europeo per la vaccinazione per il periodo 2015-2020 (European Vaccine Action Plan 2015-2020), adottato dall’Organizzazione Mondiale delle Sanità (OMS). Secondo l’OMS, l’immunizzazione deve costituire una priorità per gli Stati.

In Italia, nonostante sia stato intrapreso un percorso culturale per un approccio informato alle vaccinazioni, attraverso un’opera di sensibilizzazione volta all’adesione consapevole, da qualche anno si è tuttavia registrata una progressiva tendenza in diminuzione del ricorso alle vaccinazioni, sia obbligatorie che raccomandate. Fenomeno, questo - spesso disinformato - che ha determinato un calo della cultura vaccinale al di sotto del 95%, soglia raccomandata dall’OMS per garantire la c.d. “immunità di gregge”. “Cultura vaccinale” significa acquisire consapevolezza che la vaccinazione rappresenta un atto di responsabilità sociale verso la salute di tutta la comunità. Occorre che tutti agiscano coscienziosamente per prevenire dai rischi di malattia i soggetti più indifesi e vulnerabili.

Il diritto alla salute, nella sua dimensione individuale e, soprattutto, collettiva, va sostenuto; e, in presenza di un’alternativa che comporti un rischio per la salute umana, il legislatore deve optare per la soluzione che consenta di neutralizzare o minimizzare tale rischio.

Combattere il fenomeno della disaffezione vaccinale significa, attraverso un atto di responsabilità sociale, garantire e promuovere, da una parte, il diritto individuale alla salute, al benessere e alla vita di tutti i bambini e, dall’altra, il diritto alla salute, al benessere e alla vita della collettività, di tutte le persone di minore età che non possono avere accesso alle vaccinazioni perché, ad esempio, immunodepressi. Anche questi ultimi hanno il diritto di frequentare i servizi educativi e di istruzione e di socializzare con i propri coetanei, senza incorrere nel rischio di malattie che potrebbero essere letali. Per questo è importante questo atto di responsabilità sociale, al fine di diffondere e consolidare la cultura vaccinale.

Filomena Albano

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