Femminicidio di Afragola, Marina Terragni: “Le famiglie sono chiamate in causa”
“Non possono deresponsabilizzarsi delegando il problema alla scuola, e vanno supportate nel loro essenziale compito educativo”

“Sono sempre più giovani gli autori di femminicidio: è un fatto che chiama in causa le famiglie”. Così Marina Terragni, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, dopo l’ultimo terribile caso di Afragola dove un ragazzo di 18 anni ha brutalmente ucciso Martina Carbonaro, appena quattordicenne, “colpevole” di volere interrompere la loro storia, “Fatto, peraltro, assolutamente ordinario nelle primissime relazioni adolescenziali”.
“Nelle scuole – continua Terragni – si parla già molto di femminicidio e di violenza maschile ed è bene che se ne parli sempre di più. Ma in un’intervista alla Repubblica Massimo Ammaniti, decano della psicoanalisi, osserva giustamente: ‘Mi interrogo sul senso di introdurre nelle scuole l’educazione all’affettività. Qui non è questione di teoria, è troppo semplicistico. Il lessico delle emozioni lo si impara in famiglia, l’affettività va vissuta… Il maschio ha una storia, per crescere deve staccarsi dalla madre e questo processo viene vissuto come una perdita, che poi rimane. Quando instaura una relazione sentimentale è come se questa lo dovesse ripagare per la sua perdita… Per questo quando viene abbandonato da una donna scatta la rabbia, il risentimento, il desiderio di distruggere la persona che l’ha lasciato’”.
“Se quel processo di separazione-individuazione che impegna i primissimi anni di vita non si realizza compiutamente – prosegue Terragni – il rischio di non saper fronteggiare gli scacchi affettivi e di reagire con brutalità è molto alto. A maggior ragione nel caso in cui si assista fin dalla tenera età a dinamiche violente e di dominio nella propria famiglia: come rileva un’indagine sul maltrattamento dei minori che presenteremo il prossimo 11 giugno, la violenza assistita rappresenta una quota considerevole dei casi”.
“Proprio per questo – conclude la titolare dell’Autorità garante – la lotta al femminicidio chiama in causa le famiglie, che non possono deresponsabilizzarsi delegando il problema alla scuola e vanno supportate nel loro essenziale compito educativo”.