Marina Terragni: “Il Fatto Quotidiano distorce la realtà: abbiamo sempre lavorato per la pace”
“La consultazione ‘Guerra e conflitti’ è stata costruita a settembre per far emergere i sentimenti dei giovani. Ogni altra lettura è ideologica e pericolosa”.
“Racconta l’antico amico Mao Valpiana, leader del movimento non violento, che quando gira nelle scuole a parlare di guerra la domanda la pone sempre: ‘Ma voi ci andreste, a combattere?’. Domanda che, dice, accende sempre il dibattito tra gli studenti”. A parlare è Marina Terragni, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. “La stessa domanda è formulata nel nostro questionario destinato agli adolescenti ‘Guerra e conflitti’, una consultazione per capire i vissuti di ragazze e ragazzi: ‘Se il mio Paese entrasse in guerra mi sentirei responsabile e se servisse mi arruolerei. Quanto sei d’accordo con questa affermazione?’. Per inciso, i risultati parziali su circa quattromila questionari – la consultazione si chiuderà il prossimo 19 dicembre – dicono che il 68% del campione non si arruolerebbe”.
“Su questa domanda il Fatto Quotidiano – prosegue Terragni – ha ritenuto di costruire un vero e proprio teorema con un articolo a firma Elisabetta Reguitti, giornalista che peraltro non mi ha mai interpellato direttamente, articolo che parla di domande ‘patriottiche’. In breve, il teorema è il seguente: in vista di una generale chiamata alle armi e di un ritorno alla leva obbligatoria, il governo dà mandato alla Garante infanzia e adolescenza di sondare gli umori dei giovani e la loro disponibilità ad arruolarsi. E l’Autorità garante ubbidisce”.
L’Autorità è un’istituzione indipendente e il questionario è stato costruito lo scorso settembre, molto tempo prima che la questione della leva diventasse d’attualità. Le 32 domande sono state formulate per comprendere in che modo gli attuali scenari di guerra e più in generale l’elevata conflittualità mutuata dall’esperienza social influiscono sulla vita degli adolescenti italiani e sulla loro percezione del presente e del futuro. Il tutto in ossequio alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che invita a promuovere tra i minori una cultura di pace, affermando il rispetto dei popoli e la prevenzione dei conflitti, principio che ha sempre ispirato l’azione dell’Autorità garante, impegnata nella mediazione dei conflitti su ogni fronte possibile. “Il Fatto – osserva Terragni – si informi almeno su questo”.
In nome dello stesso principio inderogabile, il 13 novembre scorso l’Autorità garante ha espresso tutta la sua preoccupazione in merito alla mostra “Villaggio dell’Esercito”, esposizione di armi e mezzi militari svoltasi nelle settimane precedenti a Palermo stigmatizzando il coinvolgimento dei bambini nella dimostrazione dell’uso di armamenti. “Anche di questo Il Fatto non si è accorto” aggiunge l’Autorità.
Le domande del questionario sono state formulate insieme alla Consulta delle ragazze e dei ragazzi e al professor Diego Miscioscia, psicoterapeuta socio fondatore dell’istituto Il Minotauro, autore di “La guerra è finita. Psicopatologia della guerra e sviluppo delle competenze mentali della pace”, e da sempre impegnato nella costruzione della pace, spirito pienamente condiviso da Agia.
“La sola cosa violenta è dunque la tesi di Travaglio, che per stile giornalistico non si accontenta mai di semplici ipotesi. Spiace anche che l’unica testata ad aver rilanciato il teorema delle domande ‘patriottiche’ sia stata la trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber”.
“Ho visto l’ufficio dell’Autorità garante, composto da donne e uomini di buona volontà, profondamente colpito per il falso ideologico di cui il loro appassionato lavoro è stato fatto oggetto. In grande parte madri e padri, tutto si augurerebbero per i loro figli – e per i figli di tutti – fuorché una guerra”.
Il 20 ottobre di ogni anno Marina Terragni partecipa alla cerimonia per la commemorazione dei Piccoli Martiri di Gorla, Milano: 200 bambini e le loro maestre uccisi a scuola da un bombardamento “amico” insieme ad altre centinaia di altri abitanti del quartiere nell’ottobre 1944, a pochi mesi della fine del secondo conflitto mondiale. Tra le tante, anche la sua famiglia è stata duramente colpita, con conseguenze che hanno attraversato le generazioni. “Il mio sdegno per la lettura tendenziosa del Fatto è ancora più profondo” conclude Terragni.


