06/11/2025 Notizie
Benessere

Disforia di genere. Terragni: “Finalmente anche in Italia si frena sui bloccanti della pubertà”

L’Autorità garante ascoltata in commissione Affari sociali della Camera sulla proposta di legge a firma di Schillaci e Roccella

L’Italia è in forte ritardo rispetto a quasi tutto il mondo occidentale nella riflessione critica sull’utilizzo dei farmaci per la disforia di genere. È quanto ha sottolineato Marina Terragni, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, ascoltata ieri pomeriggio dalla Commissione Affari sociali della Camera sul disegno di legge in materia a firma dei ministri Orazio Schillaci ed Eugenia Roccella.

“Finalmente anche in Italia si frena sui bloccanti della pubertà. È una proposta che tiene al centro la salute delle persone di minore età” dice a margine Terragni. “In altri paesi – come Regno Unito, Australia e molti stati Usa – la riflessione critica sulla terapia affermativa è già aperta da tempo. In Italia non si disponeva nemmeno del numero dei minori in trattamento con triptorelina off label, in uso dal 2019, né di informazione sui protocolli adottati e sui follow up”.

Terragni ha criticato la Strategia per l’uguaglianza Lgbtiq+ 2026-2030 della Commissione europea. “In base a questa strategia si elimina ogni limite di età per il riconoscimento legale del genere: non serve consenso dei genitori, né valutazione medica”. Una strategia senza alcun dibattito pubblico che viene rafforzata con finanziamenti per scuole e sistemi sanitari.

L’Autorità garante nel corso del suo intervento ha richiamato una serie di studi. Notizia più rilevante è che l’Università di Buckingham ha registrato un dimezzamento dei giovani americani che si identificano come trans o queer negli ultimi due anni, correlato al miglioramento della salute mentale e probabilmente anche a un uso più accorto dei social, con conseguente riduzione del fenomeno del contagio sociale che coinvolge in particolare le ragazze in fase puberale o prepuberale.

Terragni ha anche sottolineato la necessità di un approccio di genere alla questione della disforia dei minori: “Si dovrebbe parlare di disforia delle minori, usando il femminile sovraesteso, visto che si tratta nella stragrande parte dei casi di ragazze. Nelle adolescenti la disforia si manifesta spesso insieme a pratiche autolesionistiche e a disturbi del comportamento alimentare. Qualcuno propone di parlare anziché di disforia di ‘angoscia da sessuazione pubertaria’”. 

Sul fronte del trattamento, il Cass Review del 2024 ha definito la terapia affermativa per minori con disforia di genere un fallimento del sistema: non ci sono prove sul miglioramento del benessere dei pazienti né sulla riduzione del rischio di suicidio. Lo studio ha rilevato effetti irreversibili della triptorelina, monitoraggio inadeguato e ha raccomandato di evitare transizioni prima dei 18 anni, procedendo con cautela fino ai 25. Un rapporto del Dipartimento della Salute americano ha poi confermato l’incertezza scientifica e i rischi della transizione medica pediatrica, privilegiando interventi psicosociali. Le Nazioni Unite, da parte loro, hanno classificato la transizione sociale e medica dei minori come violenza di genere, rilevando che bambini con disturbi dello spettro autistico hanno probabilità triplicate di diagnosi di disforia.

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