Il caso di Mattia, Marina Terragni: “Per due volte in casa famiglia, si ammala di tumore”
L'Autorità garante: “Diagnosi in ritardo per un bambino di nove anni: si auspica l’accertamento di eventuali negligenze”.
Tra le molte segnalazioni relative ad allontanamenti di minori che pervengono all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, c’è quella relativa al caso di Mattia, nome di fantasia. “Si tratta di un bambino di nove anni del Nord Italia – riferiscel’Autorità garante Marina Terragni – sottratto due volte alla madre insieme al fratello maggiore nel corso di un complesso iter giudiziario di separazione:una prima volta nel 2022, con massiccio intervento di forze dell’ordine e addirittura pompieri – testimoniato da filmati (https://bit.ly/fuori-coro) – e collocamento in casa famiglia (i bambini sono stati in seguito restituiti alla madre); una seconda volta nell’ottobre 2024, quando i minori sono stati prelevati da scuola e collocati nuovamente in casa famiglia”.
“Da quel momento – aggiunge Terragni – Mattia ha presentato problemi di salute, con un primo accesso in pronto soccorso solo pochi giorni dopo il prelevamento. Da quanto sembra, i disturbi di Mattia sarebbero stati attribuiti al trauma da separazione e considerati di natura psicosomatica –da trattare quindi con terapia psicologica – e non sarebbero state effettuate tempestive visite mediche”.
“Un anno dopo, nell’ottobre 2025, protraendosi e aggravandosi i sintomi – cefalea, vomito e divergenza oculare – in seguito a un secondo accesso al pronto soccorso a Mattia è stato diagnosticato un tumore cerebrale al quarto stadio, diagnosi che ha richiesto un intervento chirurgico urgente in seguito al quale il bambino risulterebbe parzialmente invalido. Alla mamma di Mattia sarebbe stato impedito di visitarlo durante il ricovero e tuttora non può far visita al bambino” conclude Marina Terragni.
La Garante esprime grave preoccupazione per questo caso così come le è stato segnalato nonché riportato dai media (https://bit.ly/4pqUVQE). Terragni auspica a tutela del bambino e in base a principi di elementare umanità che alla madre sia consentito di fargli visita. Sempre nella stessa ottica ritiene opportuno che le autorità preposte valutino la possibilità di accertare se vi siano effettivamente stati negligenze e ritardi nell’intervento medico, se i servizi sociali e la struttura in cui il bambino era collocato abbiano efficacemente tutelato la sua salute – e così il padre, presso il quale i minori risiedono da luglio 2025 – e se l’iter giudiziario presenti eventuali irregolarità.


