14/09/2020 Editoriale

La scuola della responsabilità

Quattro bambini. Decine di chilometri da percorrere a piedi. Percorsi difficili e pericolosi nella savana del Kenya, su sentieri montani dell’Atlante, tra i tracciati dell’altopiano della Patagonia, nel caldo dell’India meridionale. E tutti con una volontà comune: andare a scuola. A ogni costo, affrontando pericoli e fatiche. Si chiamavano Jackson, Zahira, Carlito e Samuel i protagonisti del documentario “Vado a scuola” (Sur le chemin de l'école, 2013). E ricordano tanti bambini e ragazzi italiani che ce la metteranno tutta, a partire da oggi, per tornare a lezione.

Le immagini a colori, riprese in giro per il mondo dal documentarista Pascal Plisson, richiamano quelle di un vecchio cinegiornale degli archivi dell’Istituto Luce. Sequenze in bianco e nero su un’Italia che reagiva ai disastri della Seconda guerra mondiale. Nel 1959 infatti, per andare a scuola, gli alunni delle campagne di Fondo Barletta e di Castellino, frazione di Guiglia, un comune del modenese, attraversavano il Panaro appesi a una carrucola attaccata a una fune d’acciaio tesa tra le sponde. Il ponte sul fiume era crollato e quei bambini caparbi e diligenti affrontarono la traversata a mezz’aria nonostante il rischio di finire in acqua con grembiule e cartella.

Anche l’anno scolastico che si apre il 14 settembre, e che in alcuni territori si è già aperto, chiede a bambini e ragazzi italiani – come a tanti altri nel mondo alle prese con la pandemia – caparbietà, diligenza e responsabilità per andare a scuola.

Voglia di istruzione e di socialità sono fortissime. Ma anche le preoccupazioni per la sicurezza sanitaria. I rischi, inevitabili, potranno essere ridotti se ci sarà attenzione nel rispettare le regole igieniche, il distanziamento e le indicazioni degli istituti scolastici, per evitare al calendario di tornare indietro e agli studenti di dover tornare a seguire lezioni a distanza. A distanza anche dai compagni, dai professori e dal mondo delle relazioni.

Gli adulti e le istituzioni si sono presi in questi mesi, e fino quasi al suonare della campanella, la responsabilità di progettare il ritorno a scuola e di assicurare un’accoglienza adeguata. Agli studenti di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria spettava e spetta ora di essere ascoltati sulle scelte che li riguardano. È un loro diritto, sancito dalla Convenzione di New York e più volte ricordato all’Italia nelle osservazioni di febbraio 2019 dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Occorre far sì che bambini e ragazzi possano finalmente esprimere, collaborare e porre all’ordine del giorno le questioni di loro interesse. È il diritto alla partecipazione. E va attuato. Ora più che mai.

L’auspicio è che, al rientro, bambini e ragazzi non trovino solo regole e misure di sicurezza, ma pure ascolto e sostegno, in un clima accogliente.

Un’adeguata strategia richiede che, soprattutto in una situazione di crisi, siano garantiti livelli essenziali delle prestazioni – asili nido per tutti, mense di qualità, diritti delle persone più vulnerabili – senza sperequazioni territoriali e sociali. Vanno garantite la sicurezza e l’accessibilità degli edifici, la lotta alla povertà educativa, il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, le azioni per l’inclusione e contro la dispersione scolastica, da tempo segnalate dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. E va assicurato, senza che nessuno resti indietro, il diritto all’istruzione e all’educazione, fornendo supporto e attrezzature tecnologiche.

Se il rischio da scongiurare è che le diseguaglianze territoriali aumentino, l’obiettivo è quello di canalizzare le risorse – finanziarie, umane e sociali – in un’unica direzione, per porre al centro bambini e ragazzi. Si tratta di un investimento necessario per il futuro.

L’Italia - le famiglie le comunità territoriali e le istituzioni - ha fronteggiato l’emergenza sanitaria e il lockdown. Gli adulti, le istituzioni e i ragazzi al momento opportuno hanno dimostrato di saper attingere al proprio senso di responsabilità. E questo è, senza alcun dubbio, uno dei momenti in cui tornare a farlo.

Auguri a tutti di buon anno scolastico.

Filomena Albano

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