09/09/2016 Editoriale

Nessun bambino si senta diverso, una Carta a tutela dei figli dei genitori detenuti

Alla base delle riflessioni sui figli dei genitori detenuti c’è un concetto chiaro: i bambini non devono mai essere vittime dello stato di detenzione dei genitori. L’allontanamento repentino di un genitore dalla vita del figlio non è mai un episodio indolore, e lo è non solo quando avvenga per una lunga partenza o per una tragica morte ma anche nel caso in cui un genitore si trovi in stato di detenzione. Ciò che accade in questi casi porta conseguenze rilevanti nelle dinamiche familiari e, spesso, anche nell’assetto economico della famiglia, che può mutare in maniera imprevedibile. Si tratta di mutamenti che possono durare un’infinità di tempo, soprattutto quando il tempo si misura con gli occhi di un bambino. Per gestire i cambiamenti occorre consapevolezza e maturità. Uno degli aspetti più rilevanti è, ad esempio, la necessità per i figli di avere informazioni su quello che sta accadendo, e ciò spesso si scontra con le scarse notizie che sono nella disponibilità dei diretti interessati e con la difficoltà degli adulti a dire la verità. Ma dire la verità ai bambini, con le forme adeguate alle diverse età, è un segno di rispetto nei confronti della loro persona. Le bugie e le mezze verità sono fonte di confusione e ingenerano il venir meno della fiducia. Un altro aspetto da considerare è che spesso i figli dei genitori detenuti sono discriminati nel contesto scolastico e sociale a causa dello stato di detenzione dei familiari, e facilmente omettono di rivelare lo stato delle cose chiudendosi nella solitudine e in un circuito vizioso di bugie. Questi bambini sono a rischio, non solo di sviluppare difficoltà psicologiche ed emotive e di divenire vittime di bullismo e di violenza fisica, ma di diventare loro stessi autori di atti di bullismo e di violenza, fisica e psicologica. Per questi motivi ritengo un passo in avanti di rilievo la firma del Protocollo di intesa tra l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, il Ministero Giustizia e Bambinisenzasbarre onlus, che realizza una attuazione concreta della Convenzione ONU sulla tutela dei diritti di bambini e adolescenti, agevolando e sostenendo i minori nei rapporti con il genitore detenuto, indicando formule adeguate di accoglienza dei minori in carcere e prevedendo un’informazione adeguata circa le regole di visita e la vita detentiva.

Tuttavia, gli aspetti da osservare e di cui farsi carico nel sostenere i diritti dei minori figli di detenuti sono molteplici e non sono riconducibili a formule definitive. Piuttosto, servono regole plastiche e in grado di calmierare aspetti diversi. Vanno considerati, ad esempio, i casi in cui la separazione è positiva, anzi, imposta: quando lo stato di detenzione è conseguenza di reati, accertati o contestati, relativi alla sfera familiare ed è inopportuno, per la delicatezza della situazione e per la stessa valutazione della autorità giudiziaria, mantenere i legami affettivi, o semplicemente far visita al proprio genitore in carcere. Oppure casi in cui i genitori, quello detenuto e quello non in stato di detenzione, hanno posizioni non coincidenti in ordine alle modalità di visita con i figli, e il contrasto costituisce oggetto di contenzioso giudiziario. Ciò che rende possibile orientarsi e individuare la giusta misura in tutti questi casi consiste nel perseguire il concetto a fondamento della tutela dei diritti di bambini e adolescenti, vale a dire il superiore interesse delle persone di minore età. Questo è il cardine sul quale è possibile costruire e intraprendere le giuste azioni.

Filomena Albano

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