22/10/2018 Editoriale

La mediazione fa bene

La mediazione fa bene ai bambini. È una pausa, una boccata d’aria all’interno dei conflitti delle coppie che si separano. È un momento di riflessione sulla crisi all’interno di una contesa. Ed è un’occasione per risolverla ponendo al centro i diritti di bambini e ragazzi. La mediazione insegna agli adulti a “litigare bene”, per alleggerire e superare il conflitto nella direzione del superiore interesse del minore. La persona di minore età al centro.

Non a caso la Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli del 1996 è stata, per prima, a promuovere il ricorso alla mediazione familiare. Essa non è solo un istituto giuridico, ma prima di tutto uno strumento sociale. Giuristi, psicologi, psicoterapeuti e psichiatri che se ne occupano hanno tutti la funzione di tutelare e promuovere il benessere della persona di minore età.

Per i figli la separazione è infatti un cambiamento radicale, spesso traumatico. Un evento che apre una nuova fase affettiva e relazionale, nella quale la mediazione gioca un ruolo di pre-riassestamento. Ma la mediazione è un percorso libero, partecipato, riservato, intimo. Per svolgere la sua funzione le parti devono prestare il proprio consenso liberamente. E attraverso di essa raggiungere quegli accordi nell’interesse dei figli che sono cruciali per la vita di chi ha una personalità in formazione.

Perché i genitori che si separano arrivino a ciò è necessario che ne siano informati. Anzi, è necessario convincersi che la mediazione non è solo un istituto, ma soprattutto un “prerequisito culturale”. Per ricorrere alla mediazione bisogna conoscerla ed esserne consapevoli. E potervi accedere gratuitamente. Ecco dunque che è importante un incontro informativo, in presenza del mediatore familiare (professione certo da regolamentare), che ne spieghi le finalità. Costruiamo una cultura della mediazione. Solo volendo mediare, si media efficacemente. Per il bene dei figli.

Filomena Albano

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