14/04/2015 Notizie

Evviva la pubblicità se è di qualità

Non solo un convegno tematico. Non solo l’inaugurazione di un nuovo anno di lavoro. L’incontro organizzato dall’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (IAP) a Milano è stato qualcosa di più, una riflessione collettiva su etica e necessità di una cultura dei valori diffusa. E il motivo è semplice: quando si parla di comunicazione commerciale, quando si entra nel territorio multicolor di spot e cartellonistica, ciò che si veicola travalica il messaggio pubblicitario stretto, non ci si limita cioè ad invogliare a comprare un prodotto.

Anche sottopelle passano modelli di comportamento, proiezioni ideali, subliminali messaggi. Dunque, proprio per la forza di penetrazione della comunicazione (pubblicitaria e non) diventa fondamentale mettere al centro due parole-chiave: etica e responsabilità. La prima è stata più volte ricordata da Vincenzo Guggino, segretario generale Iap, la seconda dal garante:

«Stiamo lavorando per riportare al centro del discorso politico sociale, il senso individuale e collettivo della responsabilità. Le nostre azioni hanno delle conseguenze, così come le nostre scelte, anche minime. Noi per esempio stiamo pagando 20 anni di non-cultura, di modelli televisivi che hanno fatto credere ai giovani che bastasse avere un colpo di fortuna, partecipare a un reality per diventare famosi. Sono stati messi da parte fatica, impegno, merito».

Il 27 ottobre scorso è stato firmato un protocollo (link) con lo Iap per evitare qualsiasi forma di sfruttamento, danneggiamento di bambini e adolescenti, violenza, volgarità, indecenza. Uno degli aspetti positivi del nuovo protocollo è la sua ricaduta pratica: le segnalazioni che arrivano all’Authority vengono inoltrate allo IAP che interviene attraverso il Giurì; in alcuni casi la pubblicità viene interdetta e sospesa. Come è accaduto per una pubblicità che invitava ad “adottare un ragazzo” giocando sul senso comune dato alla parola adozione, mentre lì si parlava di giovani disposti a fare compagnia a donne sole… Durante l’incontro milanese è più volte emerso quanto pubblicità e cultura diffusa siano inscindibili. Dunque, non basta sanzionare, eliminare pubblicità “scorrette”: occorre lavorare sui valori, sulla scuola, sulla famiglia, su cosa insegniamo ai nostri figli.

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